Cosmetici naturali e cosmetici bio: cosa sono, come riconoscerli e come leggere le loro etichette.

I cosmetici naturali e i cosmetici bio: un mondo in espansione.

Il green, ormai è chiaro, è una delle rivoluzioni più importanti del nuovo millennio. In misura sempre maggiore, quando ci rechiamo nei supermercati, nelle profumerie, nei negozi, troviamo prodotti che si presentano come naturali, biologici, sostenibili, in linea con il rispetto per l’ambiente e per la nostra salute.

Ma i cosmetici bio cosa sono? Cosa sono gli shampoo, i detergenti, le creme, i deodoranti green? Cosa acquistiamo quando scegliamo un prodotto di make-up sostenibile o cruelty free?

Cercheremo di dare una risposta chiara ed esaustiva a queste domande, per dissipare la confusione creata dalla miriade di informazioni incomplete o imprecise che tutti noi riceviamo a riguardo. Approfondiremo quindi il significato di “cosmetici naturali”, comprenderemo cosa significa davvero “cosmetici bio”, ma anche “cosmetici cruelty free” e “cosmetici sostenibili”, definiremo i confini del mondo green e delle sue regole, capiremo come leggere le etichette dei cosmetici, il loro INCI e come interpretare i simboli che vi troviamo sopra.

Che cosa sono i cosmetici naturali? E come riconoscere i cosmetici naturali?

La risposta a questa domanda non è semplice né univoca. Infatti, se nel settore agricolo e in quello alimentare il concetto di “prodotto naturale” è regolamentato e chiaramente definito, per quanto riguarda il settore cosmetico la legislazione, sia a livello italiano sia a livello europeo, è più carente. Ovvero, non ha ancora stabilito con esattezza i parametri secondo cui un cosmetico può essere definito naturale oppure no.

Questa mancanza di una definizione “calata dall’alto” ha fatto nascere una serie di enti e di certificazioni (in Italia e in Europa) che si occupano proprio di creare una regola, dei parametri che definiscano la naturalità dei prodotti cosmetici. Si tratta di certificazioni ed enti certificatori di cui leggiamo spesso i nomi sulle etichette e sulle confezioni dei prodotti che acquistiamo quotidianamente: Natrue, Cosmos, Ecocert, Icea, Aiab, CCPB e altri ancora.

Cosa ci dicono questi enti sulle caratteristiche che un cosmetico deve avere per poter essere definito “naturale”? Di nuovo, non esiste una sola risposta.

Cosmetici naturali: cosa sono?

Natrue, ad esempio, un’associazione belga no-profit che dal 2007 si occupa di cosmetici naturali e biologici e ha certificato oltre 5.500 prodotti a livello globale, stabilisce la naturalità di un cosmetico seguendo parametri differenti a seconda della categoria a cui esso appartiene. Facciamo un esempio per capire meglio: uno shampoo, per poter essere efficace, deve necessariamente contenere alcuni ingredienti che non sono individuabili direttamente in natura, ma che sono ottenibili tramite processi chimici (consentiti dalla legge) che trasformano le materie prime. Altre tipologie di prodotto, invece, come gli olii per il corpo, non hanno necessità di contenere al proprio interno ingredienti di questo genere ed è quindi logico prevedere che la loro percentuale di naturalità sarà più alta rispetto a quella di uno shampoo.

Natrue ha quindi deciso di stabilire che la soglia minima di ingredienti naturali che un cosiddetto cosmetico naturale deve raggiungere sia diversa a seconda della tipologia di prodotto. Inoltre, prima di bollare una linea (o un intero marchio) come naturale, Natrue si assicura che almeno tre prodotti su quattro siano classificabili come tali.

Un'altra certificazione, invece, quella di CCPB, ci dice che sono prodotti naturali tutti quei cosmetici che contengono almeno il 90% di ingredienti naturali e che escludono dalla propria formulazione derivati di origine petrolifera e paraffine, ma anche formaldeide e coloranti di origine sintetica (tutte componenti che possono essere sostituite da derivati vegetali).

In linea generale, possiamo affermare che sono definibili “cosmetici naturali” tutti quei prodotti che non contengono ingredienti di derivazione chimica, ma solo di derivazione vegetale. A sostegno di questa definizione viene la Dottoressa Patrizia Poggiali, Direttore Tecnico di Gala Cosmetici, che definisce il cosmetico naturale come un prodotto che contiene esclusivamente ingredienti naturali o di origine naturale e ribadisce la necessità di una legislazione unica (a livello italiano, europeo, ma anche globale) che possa donare uniformità alle diverse regole previste dalle tante certificazioni oggi esistenti.

Cosa sono invece i cosmetici biologici? Cosa significa davvero “cosmetici bio”?

Come per quanto riguarda la definizione di “cosmetico naturale”, anche in questo caso né a livello italiano né a livello europeo esiste una normativa che indichi con chiarezza quali requisiti le aziende debbano soddisfare per poter dichiarare “bio” i loro prodotti. Di nuovo, quindi, i “bollini” delle certificazioni che troviamo sulle confezioni dei cosmetici provengono da enti che, su richiesta delle aziende stesse, si occupano di verificare che il prodotto in questione sia effettivamente biologico.

Si tratta dunque di giudizi non derivanti da un’autorità istituzionale bensì da autorità private, che mettono in campo parametri differenti, anche se simili.

CCPB, ad esempio, considera bio i cosmetici che contengono almeno un 95% di ingredienti proveniente da agricoltura bio; inoltre, sono vietati derivati di origine petrolifera, paraffine, formaldeide e coloranti di origine sintetica, così come OGM e profumi sintetici.

La presenza di ingredienti provenienti dall’agricoltura biologica certificata e l’assenza di OGM sono elementi che ritroviamo anche nelle regole stabilite da altre certificazioni, come le italiane AIAB e ICEA.

Oggi, circa il 10% dei cosmetici presenti sul mercato italiano possiede una certificazione bio, come sottolinea Gian Andrea Positano, responsabile del Centro Studi Cosmetica Italia; è facile prevedere che saranno sempre di più, dal momento che sta crescendo per i consumatori l’importanza del “bollino bio”.

Qual è quindi la differenza fra cosmetici naturali e cosmetici bio? E perché scegliere cosmetici biologici?

Al di là delle diversità fra le varie certificazioni, la differenza sostanziale fra i cosmetici naturali e quelli biologici risiede nel modo in cui i loro ingredienti vengono coltivati e trattati. Il cosmetico naturale, come detto, non dovrebbe contenere ingredienti di derivazione chimica, ma solo componenti naturali o di derivazione naturale. Il cosmetico bio, invece, ha alla base la naturalità dei suoi ingredienti, ma oltre a ciò si suppone contenga anche una percentuale significativa di ingredienti estratti da piante coltivate secondo princìpi biologici (senza OGM e senza utilizzare prodotti di sintesi).

Ma quali percentuali di ingredienti biologici sono contenute nei cosmetici certificati? Ecco qualche esempio che prende in considerazione gli standard di alcune fra le più importanti certificazioni.

  • Natrue. Per Natrue, oltre alla qualifica di “cosmetico naturale”, esiste quella di “cosmetico naturale con componenti biologici”, che richiede il 70% di ingredienti naturali provenienti da produzioni biologiche o selvatiche controllate, e quella di “cosmetico biologico”, il cui requisito è di arrivare al 95% di tali ingredienti.
  • Ecocert. Un cosmetico certificato naturale da Ecocert contiene almeno il 95% di ingredienti di origine naturale (e, quindi, non da sintesi) e almeno il 5% di ingredienti certificati bio, percentuale che raddoppia (almeno il 10%) per i cosmetici certificati naturali e biologici.
  • Cosmos. I cosmetici che Cosmos certifica come bio contengono ingredienti biologici al 20% (solo in qualche caso al 10%). Cosmos, inoltre, richiede che la confezione indichi esplicitamente la percentuale di ingredienti bio e vieta l’utilizzo dell’aggettivo “biologico” nel nome del prodotto se questo non lo è effettivamente almeno al 95%.

A proposito dei cosmetici bio, Patrizia Poggiali di Gala Cosmetici sottolinea l’importanza di renderli, attraverso un costante lavoro di ricerca e sviluppo, gradevoli, efficaci ed economicamente accessibili tanto quanto quelli non biologici.

L’acqua è un ingrediente biologico nei cosmetici?

Molti fra gli enti certificatori, come ad esempio Cosmos, sostengono di no. Ecocert, ente certificatore di agricoltura bio nato in Francia nel 1991, esclude l’acqua dagli ingredienti considerabili bio poiché contenente particelle minerali. Natrue, poi, non considera l’acqua un ingrediente naturale.

È importante notare che la maggioranza dei cosmetici è composta in una parte consistente da acqua; a volte, la percentuale di componenti diverse è davvero minima. Di conseguenza, alcuni marchi possono avere la tentazione di dichiarare il proprio prodotto quasi totalmente naturale; questo, però, non esclude che il principio attivo di tale prodotto possa contenere sostanze ottenute con processi chimici.

Che cosa sappiamo dei cosmetici gluten free? Sono sicuri per i celiaci?

La risposta è: certamente sì. Ma la notizia è ancora migliore: tutti i prodotti cosmetici sono sicuri per i celiaci, anche quelli che non dichiarano di essere senza glutine. Questo perché il glutine è una proteina dannosa per chi non la tollera solo nella misura in cui viene ingerita; i cosmetici, naturalmente, sono prodotti che vengono applicati esternamente e non possono quindi causare problemi ai celiaci, nemmeno se ingeriti accidentalmente (la quantità di glutine presente è inferiore anche a quella degli alimenti gluten free).

Che cosa sono i cosmetici green? Sono diffusi in Italia? Cosa ne dice la legge?

Con l’espressione “cosmetici green” si indica generalmente una categoria di prodotti la cui formula è composta da ingredienti naturali e che sono quindi privi di sostanze chimiche o di determinate caratteristiche organolettiche che potrebbero causare problemi al nostro organismo. Tuttavia, come ci ricorda il cosmetologo Umberto Borellini, qualsiasi ingrediente di qualsiasi cosmetico (anche se naturale) può potenzialmente provocare una reazione negativa all’organismo di qualcuno di noi.

Spesso si pensa che “green” si riferisca all’assenza di profumi, conservanti, sostanze chimiche e parabeni (che sono una tipologia di conservanti che protegge i cosmetici dalla contaminazione di batteri, muffe e funghi e che sono sicuri se ammessi dalla legge). In realtà, la legislazione attuale non ci fornisce una definizione di “cosmetico green” che obblighi le aziende a inserire o escludere determinati ingredienti.

Come abbiamo già sottolineato più volte, infatti, non esiste in Italia o in Europa una legislazione che intervenga in maniera precisa su quest’ambito; di conseguenza, aziende ed enti privati hanno una certa libertà di manovra, al di là, naturalmente, di tutte quelle sostanze tossiche, nocive e pericolose di cui è vietato l’utilizzo.

Qualcosa, tuttavia, è stato fatto: fra il 2016 e il 2017 è nato lo standard internazionale ISO 16128, che si propone di armonizzare le certificazioni di cosmetici bio e green offrendo agli enti certificatori delle linee guida e dei criteri comuni. Se nelle intenzioni di chi l’ha creato c’era il raggiungimento di una maggiore trasparenza e uniformità in questo campo, molti enti hanno criticato quanto contenuto in questo regolamento.

Natrue, ad esempio, ritiene le linee guida poco trasparenti, ma anche poco incisive, poiché non considerano necessaria l’assenza di OGM o di ingredienti di origine petrolchimica per poter certificare un cosmetico come naturale. Si trovano d’accordo Cosmos ed Ecocert, che avrebbero voluto che ISO 16128 vietasse di dichiarare “naturali” o “bio” prodotti con molti ingredienti sintetici. Natrue, inoltre, critica la mancanza di parametri specifici per raggiungere queste due certificazioni, così come il non aver istituito un’icona, un marchio, che rassicurerebbe una parte importante di consumatori.

Qual è il rischio di avere linee guida poco severe? Quello del greenwashing, cioè il dichiarare naturali e bio prodotti che non lo sono davvero, ma che hanno solamente degli elementi riconducibili alla natura o che limitano la naturalità dei loro prodotti al semplice rispettare le leggi sulle sostanze proibite. Questo andrebbe certamente a penalizzare tutte quelle aziende che hanno fatto del green il proprio cavallo di battaglia.

In Italia come nel resto del mondo, comunque, il mercato della cosmesi green è in crescita: solo nel nostro Paese, oggi metà dei nuovi cosmetici lanciati ogni anno dalle aziende è dichiarato naturale; si tratta soprattutto prodotti per la cura del viso e del corpo. A trainare sempre di più questa tendenza è la fascia dei millennial, cioè coloro che, nati negli anni Ottanta e Novanta e con un potere d’acquisto in crescita, sono molto sensibili a queste tematiche.

A fronte di questo nuovo grande interesse, che si sta diffondendo dal Nord America e dall’Europa all’Asia, molte aziende si stanno “attrezzando” e stanno creando linee green: Unilever, ad esempio, ha lanciato “Love, Beauty & Planet”, L’Oréal ha proposto “Seed Phytonutrients”, Henkel ha presentato “Nature Box”, Kiko Milano ha creato “New Green Me”.

Che cosa sono i cosmetici cruelty free? Come si riconoscono?

Capita a volte di trovare sulle etichette dei nostri cosmetici l’espressione “cruelty free” oppure la frase “prodotto non testato su animali”/”not tested on animals”: che cosa significano davvero? Queste due indicazioni non sono sinonimi.

Cruelty free”, infatti, vuol dire che quel determinato cosmetico è stato creato senza mai, in nessuna fase, effettuare dei test sugli animali, né per quanto riguarda i singoli ingredienti né per quanto riguarda il prodotto finito.

Prodotto non testato sugli animali”, invece, è un’indicazione che garantisce meno sicurezza: ci assicura che non sono stati compiuti esperimenti sugli animali per quanto riguarda il prodotto finito, ma questo non significa necessariamente che dei test non siano avvenuti nelle fasi precedenti.

Questa distinzione, però, fortunatamente oggi è obsoleta. E qui arriviamo alla domanda più importante: come possiamo riconoscere quali cosmetici sono stati testati sugli animali e quali no? È molto semplice: tutti i cosmetici che troviamo nei negozi all’interno dell’Unione Europea NON sono stati testati sugli animali.

Nel 2013, infatti, è entrato in vigore nella UE un regolamento che vieta la vendita di cosmetici i cui ingredienti siano stati testati sugli animali (anche nel caso in cui questi test fossero avvenuti al di fuori dell’Unione). E il test del prodotto finito? Nell’Unione Europea è vietato effettuarlo sugli animali già dal 2004.

Di conseguenza, le scritte “Cruelty free” o “Not tested on animals” sulle etichette dei cosmetici – così come l’icona del coniglietto – sono essenzialmente inutili, perché esprimono un concetto ormai scontato; rischiano anzi di essere scorrette e fuorvianti, poiché il consumatore potrebbe pensare che quel prodotto abbia una qualità in più rispetto ad altri, cosa non vera.

E i cosmetici vegani? Che cosa contengono? Come riconoscerli?

I prodotti cosmetici che possono definirsi vegani sono tutti quelli in cui non è presente alcun ingrediente che derivi dagli animali. Questo però non significa che tali prodotti siano necessariamente naturali e che non contengano sostanze di origine chimica.

Scorrendo la lista degli ingredienti di un cosmetico, eccone alcuni che, essendo di origine animale, indicano chiaramente che il cosmetico in questione non è vegano: cera alba, collagen, helix asperis (la bava di lumaca), lactis, lanolin, lard, mel.

Che cosa significa che un cosmetico è “sostenibile”?

Un cosmetico si può definire sostenibile quando l’azienda che lo produce mette in atto una serie di scelte per ridurre al minimo l’impatto della produzione sull’ambiente. Queste scelte riguardano tutto il ciclo di vita del cosmetico: la scelta delle materie prime, il modo in cui viene prodotto (ad esempio, utilizzando fonti rinnovabili) e distribuito, con quali materiali viene confezionato, come può essere smaltito e/o riciclato.

La questione della sostenibilità del packaging del prodotto, in particolare, è qualcosa su cui sia aziende sia consumatori sono sempre più attenti (parliamo, secondo ricerche recenti, del 72% degli italiani). Nuovi materiali eco-friendly sono la plastica biodegradabile, il cartone interamente proveniente dal riciclo, il legno, il bambù… Addirittura, aziende come REN Clean Skincare, P&G e Henkel hanno iniziato a utilizzare plastica recuperata dagli oceani.

Tuttavia, il concetto di sostenibilità non esclude che questi prodotti possano contenere sostanze di origine chimica, poiché “sostenibile” non corrisponde necessariamente a “naturale”, anche se la tendenza è sempre più quella di andare a sostituire le sostanze sintetiche con quelle presenti in natura.

C’è l’olio di palma nei cosmetici? Viene ottenuto in maniera sostenibile?

La questione dell’olio di palma nelle formule cosmetiche è ancora aperta. Si tratta di una sostanza necessaria alla produzione di cosmetici, poiché serve come emulsionante, come agente schiumogeno, come emolliente; lo ritroviamo quindi nei bagnoschiuma, nelle creme, nei saponi, nei rossetti, nelle matite e in tanti altri prodotti per il trucco, per i capelli, per il nostro corpo.

Nel 2004, al fine di controllare che le aziende che si occupano di ricavare l’olio di palma agiscano secondo criteri di sostenibilità e rispettando le popolazioni locali, è stata creata la Tavola Rotonda per l’Olio di Palma Sostenibile (RSPO), che però non da tutti viene ritenuta affidabile (Greenpeace, ad esempio, considera i suoi standard troppo bassi).

Come si leggono le etichette dei cosmetici? Che cos’è l’INCI? Come riconoscere i cosmetici naturali e come riconoscere i cosmetici bio?

Quando cerchiamo di capire qualcosa di più sulla composizione di un cosmetico, la prima cosa che andiamo a leggere è l’elenco dei suoi ingredienti (obbligatorio in Italia dal 1999). L’INCI (International Nomenclature of Cosmetic Ingredients) è proprio questo: una sorta di codice, un elenco di nomi e termini che internazionalmente viene utilizzato per indicare gli ingredienti presenti in un cosmetico. Questi vengono riportati in un ordine preciso, dal più presente andando a decrescere.

Ma come capire quali ingredienti sono naturali e quali invece derivano da processi chimici? Il trucco, di solito, sta nel fare caso alla lingua in cui viene scritto l’ingrediente in questione. Il latino, infatti, è la lingua della naturalità: tutti gli ingredienti scritti in questo idioma sono di origine vegetale e non hanno subito processi chimici, oppure sono presenti nella farmacopea (l’elenco ufficiale dei preparati medicinali). I nomi scritti in inglese, al contrario, indicano ingredienti che hanno subito un processo chimico. Quando invece ci imbattiamo nella sigla C.I. (colour index) significa che abbiamo a che fare con dei coloranti.

Sulle etichette, però, c’è ben più dell’elenco degli ingredienti: sono presenti infatti tante piccole icone, alcune più facilmente decifrabili, altre che necessitano di un aiuto. Ecco le principali e il loro significato.

Ecco invece le icone che ci dicono se e quali enti hanno certificato quel cosmetico.

Dove si possono trovare informazioni per approfondire?

Per fortuna, Internet offre tante risorse a cui fare riferimento quando abbiamo dei dubbi circa la composizione di un cosmetico. È il caso del sito ABC cosmetici, curato da Cosmetica Italia (l’associazione che riunisce le aziende cosmetiche italiane): qui si possono trovare informazioni chiare e precise su tutto ciò che riguarda i prodotti cosmetici (le etichette, la durata, gli eventuali rischi, le leggi che li riguardano e così via).

Un altro sito a cui potersi affidare è Biodizionario (è disponibile anche l’applicazione), che distingue gli ingredienti usati in Europa in tre categorie (rossi, gialli e verdi), basandosi su fattori come la loro provenienza, la loro biodegradabilità, la loro nocività per l’essere umano eccetera.

Per chi parla inglese, poi, è disponibile il sito Cosmetics Info, davvero ricco di informazioni dettagliate sugli ingredienti cosmetici: per ogni tipologia di prodotto, è possibile scoprire quali sono le componenti generalmente presenti nella sua formula e capire quali siano la funzione e le caratteristiche di ognuna di esse.

Infine, potrà tornare molto utile il download di alcune app create appositamente per aiutare i consumatori a leggere gli INCI dei prodotti di bellezza: fra tutte, Icea Check – che valuta gli ingredienti di alimenti e cosmetici classificandoli come “verdi” (totalmente sicuri per la salute e l’ambiente) o “rossi” (consentiti dalla legge ma meno sicuri) – ma anche EcoBioControl, Greenity e Biotiful.

In conclusione, possiamo dire che il mercato della cosmesi naturale, in Italia come in Europa, risulta ancora confusionario. Tuttavia, abbiamo a disposizione qualche strumento – dalle app ai siti specializzati in cosmesi green, dagli INCI sulle etichette alle certificazioni – che può aiutarci a riconoscere i cosmetici naturali e i cosmetici bio.

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