La pelle d'inverno soffre più che d'estate le condizioni climatiche. Tant’è vero che la sua ricca vascolarizzazione ci permette di adattarci a temperature anche piuttosto alte (per esempio sudando e rilasciando calore con la vasodilatazione), mentre contro il freddo riesce solamente a produrre un accentuato pallore da vasocostrizione, nel tentativo di mantenere uno stato termico ottimale all’interno. Non essendo dotati di un ricco manto peloso come certi animali, siamo costretti a coprirci con indumenti.
La pelle d’inverno rallenta la propria attività in seguito alla vasocostrizione, che fa sì che anche la produzione di sebo diminuisca notevolmente. Il risultato è che la pelle è spesso di una secchezza accentuata, con frequenti screpolature, prurito e a volte ragadi e fissurazioni. In particolare, i primi freddi risultano spesso i più insidiosi, perché il nostro corpo non si è ancora adattato al cambiamento repentino di temperatura.
A ciò si accompagna lo sfregamento di più strati di indumenti, alcuni dei quali spesso di fibra sintetica. Ma ricordiamoci che anche la lana, preferita al cotone per la protezione termica che offre, a contatto diretto con la pelle può creare irritazioni e pruriti.
La pelle d’inverno sopporta male le detersioni troppo aggressive o troppo frequenti o i bagni in acqua eccessivamente calda con saponi molto schiumogeni, tutti fattori che accentuano ancor di più la secchezza, perché danneggiano ulteriormente il film idrolipidico cutaneo già impoverito dal rallentamento.
Chi pratica sport e frequenta piscine altamente clorate aumenta il rischio di sviluppare una cute irritata. Anche lo smog in città fa la sua parte: monossido di carbonio (CO), ossido e biossido di azoto (NO-NO2), anidride solforosa (SO2) e anidride carbonica (CO2) sono componenti che si depositano sulla pelle e ne ostacolano la rigenerazione rendendola ancora più irritabile.