Si registra, anno dopo anno, un aumento delle intolleranze solari e delle patologie dermatologiche, al punto che la protezione dai danni fotoindotti, causati cioè dall’esposizione alle radiazioni ultraviolette e infrarosse, sta diventando per il nostro Paese una preoccupazione sanitaria prioritaria. Così ogni anno, la stagione estiva ripropone una sfida: conciliare il desiderio della tintarella con un uso attento di un prodotto solare. Non soltanto, quindi, per mantenere la pelle più elastica e più giovane, ma soprattutto per prevenire danni più seri.
Usando un’espressione forte dei dermatologi australiani, l’abbronzatura si può definire una cicatrice, il segno, cioè, del danno causato da un’aggressione dalla quale le cellule della cute hanno cercato di difendersi. La funzione della melanina Radiazioni solari protezione) responsabile della pigmentazione cutanea, è infatti quella di protezione dalle radiazioni Uv. Questa proteina è prodotta dai melanociti, che la immagazzinano organizzandola in piccoli pacchetti, i melanosomi, che vengono poi ceduti ai cheratinociti, grazie alla forma delle cellule produttrici, simile a tentacoli.
Attraverso questi tentacoli, la melanina arriva nella parte superiore dell’epidermide, dove si dispone come uno scudo a protezione dei nuclei delle cellule ed è in grado di assorbire 2/3 degli Uvb -più potenti, ma meno penetranti- e circa il 70% degli Uva, meno energetici, ma in grado di arrivare fino alle strutture del derma. La maggior parte delle lesioni fotoindotte da Uvb può essere riparata dal nostro organismo grazie a un complesso sistema di enzimi, ma esposizioni molto intense e frequenti possono mettere in crisi i meccanismi di autoriparazione. Gli Uva, invece, sono responsabili soprattutto dell’aumentata produzione di radicali liberi (fotoinvecchiamento), ma esiste pure un danno da accumulo, che nel tempo e in determinate situazioni può indurre, come per gli Uvb, un cancro cutaneo. Questo avviene quando le lesioni colpiscono il gene che regola il proliferare delle cellule.