Il concetto di aromaterapia arriva da lontano. Le prime testimonianze sulle virtù curative delle piante e dei loro estratti risalgono alla civiltà egizia, che utilizzava gli oli essenziali sotto forma di unguenti e oli da massaggio in cerimonie religiose, cosmesi, cura delle malattie e imbalsamazione dei defunti, e la loro efficacia è testimoniata dallo stato di conservazione delle mummie pervenute intatte ai giorni nostri.
Nell’antica Grecia, gli atleti massaggiavano il corpo con speciali oli trattanti ad attività mirata (vasoattiva, rinfrescante, tonificante, antisettica); nel Medio Evo preparati a base di oli essenziali venivano utilizzati come agenti battericidi e antibiotici, ipotizzando un’azione immunizzante contro malattie endemiche, quali peste e colera.
Da queste premesse si sviluppa il concetto di aromaterapia, coniato nel 1928 dal cosmetologo francese Gatefossè che, a seguito di un’ustione, scoprì le proprietà cicatrizzanti dell’olio essenziale di lavanda. Nello specifico, l’aromaterapia rappresenta una pratica basata sull’impiego degli oli essenziali estratti da piante in grado, attraverso la stimolazione dei sensi, di influenzare alcune funzioni corporee: l’inalazione della sostanza aromatica stimola l’olfatto e la frizione eseguita durante l’applicazione favorisce la penetrazione della sostanza attiva.
In tempi più recenti è stato introdotto il termine di aromacologia (nel 1989, dal Fondo di ricerca olfattiva, oggi conosciuto come “Sense of Smell Institute”) per descrivere attraverso studi controllati la correlazione tra fisio-psicologia ed effetti delle fragranze. Mentre l’aromaterapia rappresenta un metodo tradizionale di cura con le piante che si realizza mediante applicazione o inalazione degli oli essenziali, l’aromacologia studia gli effetti psicologici e fisiologici derivati dalle stimolazioni olfattive dei diversi costituenti che compongono le fragranze e utilizza metodi di indagine e criteri valutativi della scienza moderna.
L’aromacologia utilizza oli essenziali ovvero sostanze lipofile, ottenute da materiale vegetale, solubili nei grassi, negli oli e nei solventi organici e insolubili in acqua, caratterizzate da intenso odore aromatico e fortemente volatili, a struttura chimica complessa, appartenenti quasi esclusivamente a due gruppi con distinta origine biogenetica: il gruppo dei terpeni e il gruppo, molto meno comune, dei composti aromatici derivati dal fenil-propano. Le parti della pianta che li contengono sono i fiori, le foglie, la pianta in toto (quando trattasi di specie erbacee) e il pericarpo dei frutti (come per esempio negli agrumi).