La sensibilità cutanea non è di natura allergica. È una diminuzione della “tolleranza cutanea” dovuta a un’infiammazione neurogena da neurotrasmettitori, con alterata conduzione dell’impulso nervoso, conseguente infiammazione aspecifica e alterazione della funzione di barriera cutanea, con aumento di Tewl (perdita d’acqua transcutanea), quindi disidratazione e maggiore esposizione agli agenti irritanti.
Il dermatologo può confermare la diagnosi di sensibilità cutanea con stinging test (acido lattico al 10% applicato alle pieghe nasogeniene, con conseguente pizzicore, bruciore, ma non necessariamente eritema), patch test con irritanti (sodio-lauril-solfato), test alla capsaicina e misurazione della Tewl.
Una terapia specifica non esiste. Si consiglia l’utilizzo di detergenti e cosmetici ipoallergenici e privi di mentolo, canfora, alfaidrossiacidi, acido benzoico, glicole propilene, composti dell’ammonio quaternario, sodiolaurilfosfato e molti altri irritanti.
Inoltre, è meglio usare creme idratanti in grado di ripristinare la funzione barriera della cute e creme lenitive contenenti acido glicirretico, allantoina, ossido di zinco, e così via, che possano essere rimosse facilmente con l’acqua.
Soprattutto in caso di sensibilità cutanea si consiglia di evitare un eccessivo esercizio fisico, ambienti surriscaldati, assunzione di bevande calde/alcoliche, di cibi speziati, stress emozionali, esposizione al sole, uso di creme a composizione elaborata (non più di 10 ingredienti), contenenti profumi e conservanti, e di non utilizzare mai prodotti scaduti o comunque datati.