L’organismo umano sa proteggersi, con difese naturali, dall’aggressione dei raggi solari. Come? Innanzitutto, grazie a un film idrolipidico superficiale, che forma una pellicola protettiva. In secondo luogo, grazie allo strato corneo cutaneo che, sotto l’attacco delle radiazioni, in tempi brevi aumenta di spessore, riflettendo la luce visibile e assorbendo gli Uvb, ma lasciando passare gli Uva. Infine, la pigmentazione melanica, che con il passare degli anni diventa però sempre meno efficace: secondo i dermatologi, il numero dei melanociti diminuisce circa del 10% ogni 10 anni di età.
Esistono poi due diversi tipi di melanina: le eumelanine, di colore bruno, che sono prevalenti nei soggetti di pelle nera, e le feumelanine di colore rosso, prevalenti nei soggetti con i capelli rossi. Normalmente, negli altri individui i due tipi di melanina si mescolano ed è la presenza maggiore dell’uno o dell’altro che determina la diversa carnagione e le diverse reazioni al sole.
Gli effetti negativi dell’esposizione possono essere quantificati mediante l’utilizzo della Med, cioè la determinazione della minima dose eritematogena, la minima quantità di radiazioni Uv in grado di causare la comparsa dell’eritema. Questa dose è influenzata da diversi fattori: il tipo di radiazione, la località, la zona cutanea esposta, l’età e le caratteristiche genetiche del soggetto. Per schematizzare, si dice che la sensibilità delle persone alla radiazione solare varia a seconda del loro fototipo. Così si classifica la predisposizione di ciascuno a una maggiore o minore risposta eritematogena all’esposizione solare.